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Point of no return...


Il punto di non ritorno rappresenta quella situazione oltre la quale, oltrepassandola anche solo di pochissimo, non è più consentito poter ritornare sui propri passi oppure semplicemente porvi rimedio.
L'esempio classico è raffigurato dall'immagine qui sopra che immortala questo momento, quel punto nel momento in cui viene oltrepassato.
Guarda caso, con questa metafora intendevo riferiermi per l'appunto al mondo del vino in generale e nello specifico alla politica intrapresa da molte case vinicole italiane che hanno spinto l'acceleratore dei prezzi dei propri prodotti fino al'inverosimile nei momenti di vacche grasse e che ora si trovano con molto "fieno in cascina".
A dire il vero è che la filiera del vino è un po' lunghina, a partire dal semplice conferitore, al produtore, al distributore nazionale, di zona e poi dal singolo enotecario e/o ristoratore.
L'ultimo a pagare dazio è colui a cui è stato rifilato qualche corso organizzato alla bellemeglio o quello che si reputa un fine conoscitore oppure la semplice sprovveduto che decide di bere vino durante un pasto.
In realtà, l'utilizzatore finale e quindi colui che pagerà per intero tutto il costo contenuto in una bottiglia, è la vera vittima di tutto questo percorso agroalimentare vignaiol-terrorista che ha deciso che la propria filiera debba essere chilometrica proprio ora che in tempi di criso e di maggior raziocinio richiesto, si dovrebbe guardar di più al kilometro zero.
Vogliamo parlare dell'enormità di I.G.T. D.O.C. e D.O.C.G. italiane? Non sembra che qui si dia una medaglia anche a chi il podio non lo veda nemmeno col binocolo?
Una ridimensionata generale credo che urga e anche alla svelta, altrimenti la gallina dalle uova d'oro prima o poi le farà d'argento, poi di bronzo e poi magari di leggno.... per barrique ovviamente!

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